Nome | Corbezzolo |
Nome Scientifico | Arbutus unedo | Famiglia | Ericaceae | Nome Comune | Corbezzolo, albatro | Foto | | Descrizione | Arbusto sempreverde molto ramificato, con rami giovani di colore rossastro, può raggiungere un'altezza compresa tra 1 e 8 metri. I fiori, sono riuniti in pannocchie pendule che ne contengono tra 15 e 20. La corolla è di colore bianco-giallastro o rosea, urceolata (a forma di orcio, cioè di grosso vaso di terracotta) e con 5 piccoli denti ripiegati verso l'esterno larghi 5-8 millimetri e lunghi 6-10 millimetri. Le antere (Parte apicale degli stami entro la quale sta il polline) sono di colore rosso scuro intenso con due cornetti gialli. La fioritura avviene in ottobre-novembre. Sono ricchi di nettare, e per questo motivo intensamente visitati dalle api, se il clima non è già diventato troppo freddo. Dai fiori di corbezzolo si ricava dunque l'ultimo miele della stagione, pregiato per il suo sapore particolare, amarognolo e aromatico. Questo miele è prezioso anche perché non sempre le api sono ancora attive al momento della fioritura, e dunque non in tutti gli anni è possibile produrlo. I frutti sono bacche sferiche di circa 2 centimetri, carnose e rosse a maturità, ricoperte di tubercoli abbastanza rigidi spessi qualche millimetro; i frutti, dal buon sapore, maturano nell'anno successivo rispetto alla fioritura che dà loro origine, in autunno. La pianta si trova quindi a ospitare contemporaneamente fiori e frutti maturi, cosa che la rende particolarmente ornamentale, per la presenza sull'albero di tre vivaci colori: il rosso dei frutti, il bianco dei fiori e il verde delle foglie. Nel Risorgimento il corbezzolo, proprio a causa dei colori che assume in autunno, uguali a quelli della bandiera italiana, era considerato un simbolo del tricolore. L'origine del nome generico, dovuto probabilmente al sapore aspro del frutto e delle foglie, ha radici antiche da ricercarsi nel celtico 'ar' = aspro e 'butus' = cespuglio. Inoltre l'origine del nome specifico "unedo" deriva da Plinio il Vecchio che, in contrasto con l'apprezzamento che in genere riscuote il sapore del frutto, sosteneva che esso fosse insipido e che quindi dopo averne mangiato uno (unum = uno e edo = mangio) non veniva voglia di mangiarne più. Dal nome greco del corbezzolo (κόμαρος - pron. kòmaros) derivano molti nomi dialettali della pianta (Marche, Calabria, Campania), e anche il nome del Monte Cònero, promontorio sulle cui pendici settentrionali sorge la città di Ancona, e la cui vegetazione è appunto ricca di piante di corbezzolo.
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